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Adolescenza e aggressività |
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Stasera ero veramente giù e ho trovato conforto nel leggere la lettera di A.F. sul vostro sito. La ringrazio di un suo gentile consiglio... ![]() Posso immaginare il vostro dolore. Non per niente l'adolescenza è definita come momento di smarrimento profondo.
Ci sono alcuni punti della sua lettera che meritano di essere evidenziati.
Innanzitutto quando cita suo figlio: "Ma che mi sta succedendo? Perché sono così maleducato, perché non sono più gentile come prima?". Il ragazzo è consapevole del turbamento che lo rende "diverso da prima", ma non riesce a spiegarselo, e per questo si sente poco padrone della sua vita. L'aggressività diventa ingestibile, quasi divorante, e si riversa proprio su coloro che vorrebbe vicino, come i compagni di scuola e i genitori. Credo che la vostra risposta sia stata molto bella: in essa c'era calore, e nello stesso tempo una qualche spiegazione di ciò che in questo momento sembra caotico e ingestibile. Sono due cose molto importanti: il ragazzo deve percepire da voi sia amore che sicurezza. Per lui è fondamentale sentire che lo amate, nonostante le sgangheratezze del momento, che lui stesso subisce.
La reazione alla mamma che ha citato a sproposito gli "handicappati", è stata adeguata, ottimale, e certamente il ragazzo si è sentito contemporaneamente protetto e consapevole della sua mancanza.
Nello stesso tempo, trovo ottimale la severità con cui impartite i compiti e le responsabilità. Quello è lo sfondo sicuro dove l'adolescente appoggia la sua crescita. Un genitore malleabile e fragile, è come un terreno fatto di sabbie mobili.
Dovete resistere, non avete altra scelta. Ci vorrà ancora del tempo, ma anche l'adolescenza finisce. Non dovete abbandonare vostro figlio, ma seguirlo a distanza e fargli sentire la vostra presenza solida e incrollabile. Accompagnatelo con amore al suo diventare uomo, come un rito di passaggio. Tali riti, nella storia, non sono mai stati indolore, per nessuno.
Aiutatelo ad esprimere la sua aggressività, senza essere invadenti rispetto alla sua intimità. E' difficile, ma possibile, far sì che lui si apra, o con le parole, o con il comportamento; voi dovreste aguzzare le orecchie e sgranare gli occhi su ogni dettaglio, e su quello aiutarlo a dare voce alla sua inquietudine. non è detto che si apra, soprattutto con lei. Forse con il padre ci sono maggiori possibilità. Tutto questo, però, con la massima delicatezza, per non violare il suo bisogno di affermazione "adulta".
Se le cose dovessero complicarsi, potreste sempre rivolgervi ad uno Psicologo, ma solo a condizione che lui sia d'accordo. A volte, anche,presso le scuole ci sono degli sportelli di esperti che incontrano i ragazzi. Parlare con un adulto estraneo, non della famiglia, può essere per l'adolescente un'occasione per mettere a fuoco i propri nuclei di sofferenza, e dunque avere più chiarezza su se stesso. Se tra qualche tempo le venisse la voglia, o il bisogno, di scrivere e raccontarci ancora della sua esperienza, sarà solo un piacere.
Saluti calorosi
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